Il palcoscenico di Malga Valli, con il Brenta
ricoperto dalle curve delle nuvole in fuga è stato il fondale perfetto per
l’esibizione di Nagaila. Un cielo in movimento, tra coltri di cumuli e nembi
che si rincorrevano in sintonia con le canzoni di Viaggio di ritorno, il nuovo disco che
Nagaila ha voluto presentare in anteprima proprio a Malga Valli. Una musica
che, come direbbe un grande poeta americano, Billy Collins, provoca un senso di
spostamento, di disorientamento, di passaggio da un luogo a una meta
sconosciuta. Nagaila, una delle voci più originali e sorprendenti sentite negli
ultimi anni, usa una lingua contorta e bellissima come l’italiano per
ammaestrare le nuvole e i suoi compagni nella sua personalissima odissea, il
vorticoso mulinare delle dita sulle tastiere di Fidel Fogaroli e il ritmo
felpato e swingante di Matteo Milesi, la seguono senza perdersi in inutili voli
pindarici. Sia che si tratti di riprendere Peter Gabriel o Marina Rei, sia che
si tratti di mettere in fila una dopo l’altra le canzoni di Viaggio di ritorno,
Nagaila, Fidel (Fogaroli) e Matteo (Milesi) suonano (e si ascoltano) con una
rara dedizione alla musica e una particolare passione, tanto che hanno
resistito al vento, al freddo (con l’aiuto dei distillati di Malga Valli),
all’incombenza magnifica degli abeti e dei larici, con grande e speciale
umiltà. Dal canto suo, Nagaila si è dannata l’anima e la gola, come se stesse
invocando tutti gli spiriti del bosco e del cielo e alla fine anche le nuvole
sono rimaste al loro posto, sipario ideale di uno splendido viaggio.
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